Mia mamma - che é una romagnola DOC e infatti non me lo so spiegare - le ha sempre fatte, e me le preparava per merenda farcite con tonno e capperi oppure prosciutto cotto e formaggio. Altro che le merendine del supermercato. Valá.
Serve:
- ancora prima degli ingredienti, la tigelliera in alluminio
- 500g di farina zero
- 125ml di latte
- 125ml di acqua
- un cucchiaio di strutto
- un cucchiaino di sale
- mezzo cubetto di lievito fresco di birra
- olio per ungere
Procedimento:
Mescolo acqua e latte in una ciotola, ci sbriciolo il lievito, aggiungo metá della farina, mescolo appena e lascio riposare 10 minuti.
Aggiungo il resto della farina, lo strutto a fiocchetti e il sale e impasto (a mano sul tagliere o con l'impastatrice) finché il composto é bello liscio ed elastico. Lo metto in una ciotola, ungo la superficie con un po' di olio, copro con pellicola trasparente e lascio lievitare finché raddoppia.
Trasferisco l'impasto sul tagliere infarinato, lo stendo col mattarello a uno spessore di circa un centimetro e ritaglio le tigelle usando un coppapasta o un bicchiere, grande quanto gli stampi della tigelliera. Reimpasto i ritagli e ripeto fino ad esaurimento (dell'impasto).
Lascio le tigelle a riposo per mezzoretta, coperte con un canovaccio pulito.
Scaldo bene la tigelliera sul fuoco da entrambi i lati e cuocio le tigelle a fuoco dolce (altrimenti cuociono solo fuori e restano crude dento) finché sono ben gonfie e dorate da entrambi i lati, girandole spesso per non bruciarle.
A Modena, che di tigelle ne sanno piú che in romagna, si mangiano farcite con un pesto di lardo, aglio e rosmarino. Sono la fine del mondo (e della linea).